Ansia

cosa sono i disturbi di ansia

la parola  Ansia deriva dal termine latino anxia
che deriva a sua volta dal verbo latino ango che significa stringere,
soffocare. Dalla etimologia si evidenzia bene sia la radice comune al
termine angoscia, sia la condizione che fa provare a chi esperisce
questo sentimento.

l’ansia è un meccanismo fisiologico adattivo
estremamente utile che il nostro corpo produce per fare fronte alle
emergenze, alle situazioni che potrebbero essere pericolose. Si
differisce dallo stress in quanto quest’ultimo è un attivazione
psicofisiologica volta ad affrontare una situazione impegnativa, ma non
ha carattere di pericolosità; Si differisce altresì dalla paura perchè
quest’ultima è una reazione volta ad affrontare un pericolo immediato.
L’ansia invece affronta una preoccupazione per un possibile evento
futuro. È un meccanismo predittivo sui possibili pericoli con dei
correlati fisiologici che ci aiutano a mantenere vivida l’attenzione sul
possibile pericolo.

Quali sono i circuiti neuronali coinvolti:

l’ansia è una situazione psicofisica che coinvolge
molteplici circuiti neuronali. Difatti si sono evidenziati
coinvolgimenti da parte del Talamo quale collegamento tra i sistemi
recettoriali esterocettivi e le aree corticali per l’elaborazione dello
stimolo ansiogeno;

l’amigdala quale responsabile della acquisizione della
paura condizionata, La risposta di paura è particolarmente correlata a
tre dei tanti nuclei dell’amigdala: il nucleo centrale, il nucleo
amigdaloideo laterale e quello basale; il coinvolgimento del sistema
simpatico e parasimpatico determina poi i sintomi somatici quali
midriasi, erezione dei peli, aumento della pressione e della frequenza
cardiaca, sudorazione come anche sintomi gastrointestinali.

Cosa succede se il sistema non funziona:

l’ansia diventa un disturbo quando diviene persistente
e\o eccessiva e può manifestarsi nella forma di una o più crisi intense
transitorie o come elemento persistente e diffuso nella vita
dell’individuo.

Semplificando molto potremmo considerare le forme di
ansia clinicamente rilevanti come una rilettura da parte dell’individuo
di segnali che potrebbero essere da tenere blandamente in considerazione
o addirittura completamente innocui e ritrascritti invece come
altamente fonte di pericolo.

Si possono individuare diversi sintomi, rilevati in modalità diverse da individuo ad individuo.

i sintomi possono essere:

cardiovascolari, con tachicardia, palpitazioni, aritmie, dolore o fastidio al petto, ipertensione o cali di pressione, svenimenti

respiratori, con dispnea, sensazione di soffocamento o di nodo alla gola, asma

gastrointestinali, con nausea, gastrite, colon irritabile, reflusso gastroesofageo, diarrea

neuromuscolari, con tremori, rigidità,
sensazioni di torpore e di formicolio o di sbandamento, contratture,
tensioni muscolari, debolezza o eccessiva affaticabilità

dermatologici, con iperidrosi (cioè eccessiva sudorazione),  orticaria, rossore o pallore del volto

urinari, con aumenti della frequenza di minzione e\o improvvisi impulsi ad urinare

 

Purtroppo si può arrivare a delle manifestazioni cliniche associate che nel DSM V si prospettano essere le seguenti:

-Disturbo di panico (con o senza agorafobia)

-Agorafobia (senza anamnesi di Disturbo di Panico)

-Fobia specifica

-Fobia sociale (disturbo da ansia sociale)

-Disturbo ossessivo-compulsivo

-Disturbo post-traumatico da stress

-Disturbo acuto da stress

-Disturbo d’ansia generalizzato

-Disturbo d’ansia dovuto ad una condizione medica generale

-Disturbo d’ansia indotto da sostanze

-Disturbo d’ansia non altrimenti specificato

Come si cura l’ansia:

chi soffre di disturbi di ansia sa bene che i propri
sintomi rimandano ad uno specifico modo di rapportarsi al mondo esterno,
modo che evidenzia un ottica tutta tesa al controllo degli eventi e la
continua, costante insicurezza nell’esercitare il proprio controllo su
eventi, situazioni, persone che in quanto tali non potranno mai essere
totalmente controllati.

Personalmente cerco nel mio lavoro di non cadere nella
trappola del paradigma del controllo, mirando alla risoluzione del
problema. Poiché a mio avviso è alto il rischio del possibile pensiero
sotteso a questo paradigma:

“la soluzione è controllare il sintomo”

“La soluzione la so io, che so cosa è giusto per te!”

A mio avviso invece una psicoterapia che sia
maggiormente portata a rendere comprensibili al paziente le cause di cui
il sintomo è soltanto un segnale e la riorganizzazione cognitiva ma
soprattutto emotiva di esse, è la via privilegiata per affrontare tali
disturbi. Tutto ciò non negando l’utilità di altri approcci o ancor
meglio l’integrazione di vari approcci terapeutici

Rimettere nelle mani della persona le proprie
competenze una volta che si sia effettuato un percorso di conoscenza, di
consapevolezza sul proprio sé e modalità di espressione del sé è, a mio
avviso, risolvere non il sintomo ma le cause che lo hanno prodotto. È
dare la possibilità alla persona di non essere piccola ed indifesa ma
consapevole e quindi libera di riorganizzare le strutture dei propri
temi affettivi, e delle relazioni interpersonali, permettere in
definitiva alla persona di scegliere come tramare i fili che
costituiscono la propria identità.

Psicologo e Psicoterapeuta a Roma Eur

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